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Agriturismo Lago di Como Lombardia-Adults only

Punta Càdola o Monte Generoso

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Punta Càdola-Panorama a 360 gradi dalla vetta 

Dalla cima della Punta Càdola a 1704 m s/m, si gode il panorama a 360 gradi più bello del Cantone Ticino e tra i più affascinanti in Svizzera. Spazia dagli Appennini alle Alpi permettendo di ammirare dall’alto il Nord Italia, la regione dei Laghi e la catena Alpina.

Sul Belvedere, sul culmine della montagna, sono state installate delle tavole informative, che permettono di riconoscere vallate, laghi, località e cime, visibili a vista d’occhio. E stato riprodotto un disegno di Edoardo Francesco Bossoli, realizzato per incarico del Club Alpino Italiano (CAI) che lo ha allegato al suo primo bollettino mensile destinato ai soci, nel 1875.

Il panorama a 360 gradi dal Monte Generoso, incantevole di giorno, è pure affascinante di sera e di notte.

La densità delle luci soprattutto degli agglomerati del Nord Italia ne fanno qualcosa di magico. Altrettanto magica è la vista sulla regione dei Laghi e della catena Alpina, in particolare nelle notti di luna piena. Uno spettacolo, ricco di emozioni, da godersi dalla Vetta del Monte Generoso, sono i tramonti e le aurore, quando il sole trasforma il cielo e la terra in un mare di colori.

Dalla struttura ricettiva della Vetta, la sommità della montagna viene raggiunta in 10 minuti circa. Una passeggiata ricolma di natura e di contemplazione.

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Generoso

120 anni di storia ferroviaria sulla Punta Càdola

Locomotive a vapore

Il Monte Generoso ha dato un contributo alla storia della ferrovia. Datano del 1890 le prime salite con treni spinti da locomotive a vapore fabbricate dalla SLM di Winterthur.

Locomotive a motori diesel

Dai primi anni cinquanta, i vagoni del 1890 vennero invece spinti da due trattori con motori diesel, fabbricati dalla Saurer. Negli ultimi anni cinquanta vengono messe in esercizio due automotrici mosse pure da motori diesel, fabbricate dalla SIG con motore Bussing. Verso la fine degli anni sessanta vengono costruite nelle proprie officine due automotrici leggere con motori diesel Caterpiller.

Locomotive a trazione elettrica

Nei primi anni ottanta si procede all’elettrificazione della linea. I lavori sono affidati al consorzio Siemens, Kummler & Matter. Vengono introdotte quattro automotrici tuttora in esercizio a trazione elettrica, costruite dalla SLM di Winterthur con motori Siemens. Inoltre sono tuttora in esercizio due trattori diesel, che continuano a spingere due carrozze d’epoca del 1890. Alcune volte all’anno viene fatta circolare un’antica carrozza spinta dalla locomotiva a vapore numero 2 del giorno d’apertura del collegamento. E’ la locomotiva a vapore più antica, ancora in funzione, della Svizzera!

La natura sulla Punta Càdola

Negli ultimi anni, sul Monte Generoso ha preso forma sempre più precisa un Osservatorio della natura.

Ai diversi sentieri didattici, alle varie pubblicazioni divulgative, alle numerose gite accompagnate da esperti a conoscere l’offerta naturalistica della montagna e l’ingegno dell’uomo che sulla stessa ha vissuto nei decenni scorsi, all’Osservatorio astronomico con il telescopio più potente e moderno di tutta la Svizzera, si è aggiunta la Grotta “dell’Orso”.

Il substrato calcareo della Punta Càdola ha favorito lo sviluppo di più di 800 specie vegetali, un numero notevolissimo che fa di questa zona una delle più preziose del Canton Ticino. In esse sono presenti anche specie molto rare, assenti nel resto della Svizzera.

Durante le ultime glaciazioni il Monte Generoso era un’isola che sorgeva in mezzo ad un esteso mare di ghiaccio. Su di essa trovarono rifugio e salvezza specie vegetali e animali provenienti da paesi molto differenti tra di loro. Il Monte Generoso mostrò tutta la sua generosità accogliendole durante il lunghissimo periodo glaciale e offrendo loro la possibilità di sopravvivere e riprodursi. Esse convivono l’una accanto all’altra.

La prodigiosa varietà vegetale è favorita dal clima insubrico, caratterizzato da precipitazioni abbondanti e distribuite con regolarità durante tutto il periodo vegetativo. Gli inverni risultano asciutti e miti grazie alla frequente presenza del favonio.

Tutte le specie sono protette.

 

 

Il camoscio: simbolo del Monte Generoso

Il camoscio è un ungulato di taglia media: il peso di un maschio adulto varia dai 35 ai 50 kg. Entrambi i sessi sono muniti di corna, più curvate quelle dei maschi. Durante l’estate il colore del pelo è bruno chiaro mentre d’inverno diventa bruno scuro.

Da quando i camosci sul Monte Generoso

La colonia di, camosci presente sul Monte Generoso ha avuto origine intorno agli anni ’60 con il rilascio di alcuni individui. Oggi conta all’incirca 300-350 animali, è prospera e in buona salute. I camosci vivono generalmente in gruppi di dimensioni variabili, in funzione della stagione. I branchi più numerosi sono composti soprattutto da femmine e giovani, con uno o due anni di vita. I piccoli, di regola uno per femmina, nascono tra aprile e maggio, dopo circa 23 settimane di gravidanza. Quantitativamente, la colonia si autoregola. Quando la densità della popolazione aumenta, la maturità sessuale delle femmine è ritardata facendo salire la percentuale delle femmine senza capretto.

Di cosa si nutre il camoscio

Il camoscio si nutre prevalentemente di erba. In estate, integra la stessa con foglie e, in inverno, con gemme di conifere, latifoglie e arbusti nani. Il camoscio è uno dei pochi mammiferi indigeni con un’attività in gran parte diurna ciò che ne facilita l’osservazione. In nessun’altra parte della Svizzera esso può essere osservato così da vicino. La colonia di camosci del Monte Generoso non teme l’uomo. Non lo fugge se non per un istintivo arretramento di 10-30 metri.

 

Le grotte e i fenomeni carsici della Punta Càdola

Una regione carsica è caratterizzata dalla solubilità della roccia che la costituisce (prevalentemente calcare) da parte dell’acqua. Il modellamento idrico dei rilievi, l’erosione e la presenza di grotte, contraddistinguono le aree carsiche. Le superfici si presentano tormentate, la roccia cariata, i fenomeni erosivi imponenti.

Il Monte Generoso è un massiccio carsico, costituito prevalentemente da calcari selciferi del Lias Inferiore. A causa della natura irregolarmente selciosa di questi calcarei, i fenomeni carsici superficiali sono relativamente discreti ed irregolarmente distribuiti.

I fenomeni profondi sono, invece, molto sviluppati ed antichi, e in gran parte ancora sconosciuti.

Fenomeni carsici di superficie

I campi solcati

Sono delle scanalature nella roccia dovute alla dissoluzione chimica (“corrosione”). Gli esempi più rappresentativi si trovano, nel calcare del “biancone” (Majolica) sotto l'”Alpe di Mendrisio” e sopra la strada che conduce a Cragno.

Gli archi naturali

Sono archi di roccia dovuti all’erosione. Uno splendido esempio si trova in vicinanza di una grotta assai discosta, il “Böcc dal Daldin”, che si apre a terrazzo in un pittoresco quadro naturale, nelle vertiginosi pareti sopra Melano.

Le valli carsiche

Sono valli scavate come gole e profonde forre (canyon), dove spesso l’acqua s’infila nel sottosuolo. Talora prendono origine da sorgenti carsiche. Sul massiccio del Generoso si trova un numero considerevole di valli carsiche. Numerose grotte si aprono nelle valli carsiche; come il “Buco dell’Alabastro”, entro la Val dei “Cugnoli”; Il “Sistema Immacolata”, il maggior sistema carsico finora esplorato sul Monte Generoso, nell’alta Valle della Breggia.

Gli inghiottitoi (perdite)

Sono i punti di assorbimento delle acque che spariscono sotto terra. Sulla Punta Càdola le perdite più spettacolari si trovano nell’alta Valle della Breggia e nella Valle “dell’Alpe”, sopra Somazzo. Alcune di esse sono penetrabili e costituiscono gli imbocchi di vaste e profonde grotte come il “Sistema Nevera”, uno dei più profondi abissi scoperti finora sulla montagna, prende origine da una serie di inghiottitoi ancora attivi.

Fenomeni carsici di profondità

Le sorgenti carsiche

Sono gli esecutori del reticolo carsico ipogeo.

L’acqua che è penetrata all’interno della montagna, scorre lungo una successione di grotte e gallerie, completamente sconosciute, per tornare poi alla luce attraverso le sorgenti carsiche principali. Alla base del Monte Generoso si trovano: la “Cà del Feree” e la “Sorgente Bossi” ad Arogno, il “Buco della Sovaglia” a Rovio e le “Sorgenti del Paolaccio” a Mendrisio.

Le grotte

Da alcuni anni soltanto, si sta scoprendo che nelle viscere del Monte Generoso esiste un intricato sistema di cunicoli, sale, gallerie e pozzi, solo in parte esplorati, e che costituiscono nel loro insieme, non unicamente delle grotte, ma addirittura un mondo sotterraneo.

Finora sul Monte Generoso sono conosciute ben 73 grotte.

Gli uccelli del Monte Generoso

La complessità ambientale del Generoso favorisce la presenza di un’avifauna assai diversificata. Il monte costituisce inoltre un crocevia per le migrazioni fra l’arco Alpino e la pianura Padana.

Vi sono 131 specie delle 304 conosciute in Ticino, 83 nidificanti per lo più uccelli canori di piccola taglia dell’ordine dei Passeriformi.

Il maggior numero di specie (86-89) e le maggiori abbondanze sono osservate in primavera-estate con il passaggio dei migratori e con l’arrivo dei nidificanti.

I fossili del Monte Generoso

La roccia del Monte Generoso è costituita da calcare selcifero, una roccia sedimentaria che ha avuto origine sul fondo del mare 200 milioni di anni or sono a causa del deposito dei gusci di molluschi e di scheletri dei vertebrati marini morti. Qui i depositi raggiunsero uno spessore notevolissimo. Non tutti gli animali furono trasformati in fossili. La maggior parte marcì senza lasciare traccia.

Il fossile si forma in modo eccezionale solamente quando l’animale viene rapidamente sepolto e allontanato dal contatto con l’aria.

I fossili sono quindi documenti che ci svelano la storia del Monte Generoso.

Le nevere del Monte Generoso

Eleganti come anfitrioni, le nevere si ergono orgogliose all’entrata del complesso alpestre quasi volessero accogliere gli escursionisti desiderosi di conoscere queste reliquie di una civiltà in via d’estinzione.

La nevera precursore dei moderni frigoriferi, assente nel resto della Svizzera, è una costruzione in muratura a secco, edificata nei pressi della stalla e del luogo di lavorazione del latte. La distanza che l’alpigiano doveva percorrere tra queste due zone era notevolmente inferiore a quella tra la stalla e “ul casel dal lac”.

La Grotta “dell’Orso”

La caverna con importanti ritrovamenti si trova a circa 30 minuti dalla Vetta. Il sentiero è comodo e ben segnalato. La grotta si trova in territorio italiano.

La Grotta è stata scoperta nel 1988 dagli speleologi ticinesi Francesco Bianchi-Demicheli e Sergio Vorpe.

Situata sul versante orientale della Punta Càdola, la Grotta “dell’Orso” dove è venuto alla luce un importante giacimento con reperti di oltre 500 orsi delle caverne (Ursus spelaeus) vissuti ed estinti sul Monte Generoso tra gli oltre 50.000 ed i 30.000 circa anni fa, è stata preparata affinché anche l’uomo comune, e non solo il paleontologo o lo speleologo, possa visitarla. La Grotta ha uno sviluppo di oltre 200 metri, 70 dei quali visitabili.

Tra gli oltre 40.000 reperti, che rendono questo sito uno dei più importanti d’Europa, si trovano non soltanto resti di orso ma anche di molti altri piccoli mammiferi dell’epoca.

Il lavoro di preparazione all’avventura è avvenuto con il prezioso e qualificato apporto dell’Università degli Studi di Milano, in particolare del Dipartimento di Scienze della terra e del Museo Cantonale di Storia naturale.

Non essendo terminati gli scavi di ricerca della Grotta, continuando gli stessi a seguito dei sempre maggiori e ricchi ritrovamenti. Viene data la possibilità di visitare la Grotta anche per osservare il minuzioso e delicato lavoro dei ricercatori dell’Università degli Studi di Milano.

 

L’Uomo di Neandertal

Durante gli scavi nella Caverna (Grotta dell’Orso), sono emersi alcuni reperti che si possono attribuire all’Uomo di Neandertal, vissuto nel periodo storico compreso tra i 40’000 e i 60’000 anni fa. I reperti sono quattro: i primi due trovati nel 1998, e i rimanenti nel 2002, scoperti nella “Sala Terminale”.

I quattro reperti sono dei frammenti di selce (diaspro rosso e bruno rossastro), utilizzati dai neandertaliani come attrezzi per raschiare pelli e ossa. I reperti, appartenenti all’Uomo di Neandertal, probabilmente raccolti nelle gole della Breggia o in altri siti della regione dove è presente questa pietra. Da alcune caratteristiche della grotta si può capire che essa ospitava i cacciatori neandertaliani nel periodo “terpleniglaciale”.

I cavalli del Bisbino

La Storia dei Cavalli del Monte Bisbino.

Nel rigido inverno 2008-2009 due gruppi di cavalli avelignesi che vivevano liberi sul Monte Bisbino sono scesi nei villaggi di Sagno (Svizzera) e Rovenna (Italia) alla ricerca disperata di cibo. La montagna era ricoperta da più di un metro di neve.

Il loro proprietario, che possedeva un alpe in cima al Bisbino, era deceduto diversi anni prima e i cavalli sopravvissero sulla montagna sfidando ogni genere di difficoltà.

La discesa nei villaggi provocò molte rimostranze e si profilò il pericolo che autorità insensibili sequestrassero gli splendidi animali per ridurli in cattività o per spedirli al macello. Si trattava di animali mansueti che non costituivano certo un rischio per la popolazione. Numerose associazioni e persone sensibili svizzere e italiane si mossero per salvare i cavalli. Come, cercando soluzioni pratiche indirizzate alla loro sopravvivenza e alla risoluzione dei conflitti sorti nei luoghi della loro presenza. Anche il famoso etologo Giorgio Celli ne prese le difese sostenendo che questi branchi costituivano un patrimonio per le montagne comasche e ticinesi.

Durante il 2009 dopo aver seguito nei loro spostamenti i Cavalli bisognò difenderli dagli attacchi di persone che facevano di tutto per allontanarli dai pascoli e dagli alpeggi.

L’inizio della transumanza

Dal maggio 2010 i cavalli dal Bisbino andarono sul versante italiano della Punta Càdola o Monte Gemeroso dove i pascoli sono vasti e abbondanti. Si trattò della famosa transumanza che riunì un centinaio di volontari svizzeri e italiani spinti dal desiderio di salvare quei meravigliosi animali.

Da allora i 25 cavalli del Bisbino appartengono ad un’associazione che porta il loro nome e che conta 200 membri.

Il Comune di Lanzo d’Intelvi ha messo a disposizione gratuitamente un ampio terreno dove gli equini trascorrono i mesi invernali foraggiati e accuditi dai volontari. Nella primavera i cavalli ritornano liberi sui pascoli alti e lì rimangono fino al tardo autunno.

Durante la bella stagione, scendendo dal Generoso o salendo da Orimento si possono incontrare sui pascoli di Squadrina e di Pesciò, oppure scorgerli nelle pinete sotto il Baraghetto o al Barco dei Montoni.

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