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Fiumelatte

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Il Fiumelatte va annoverato tra i più brevi corsi d’acqua d’Italia con i soli 250 m. circa di sviluppo, dal punto di origine al suo tuffo nel lago. Le sue fragorose acque sono così spumeggianti da conferirgli un incredibile color bianco-latte, fenomeno da cui trae appunto il proprio nome.

Fiumelatte

Fiumelatte è un torrente temporaneo: compare rapidamente verso fine marzo per poi scomparire ad ottobre.

Questa sua particolare singolarità ha condotto gli studiosi ad ipotizzare che il Fiumelatte rappresenti un “troppopieno” di un imponente bacino situato nelle viscere del retrostante circo glaciale di Moncodeno, nella Grigna Settentrionale.

Il Fiumelatte ha suscitato nei secoli la curiosità di molti; fra i tanti Leonardo, che al “Fiumelaccio” accenna nel foglio 214 del Codice Atlantico.

Il Fiumelatte attraversa le case dell’omonima frazione di Varenna. La ripidezza del corso impedisce alle acque di placarsi e le rende sempre spumeggianti e bianche, giustificando il nome attribuito da tempo immemorabile al piccolo torrente.

«Famosa è poi la sorgente carsica chiamata Fiumelatte, presso Varenna. Di questo turbinoso getto d’acqua scaturente da una piccola apertura carsica situata a un centinaio di metri sopra il livello delle acque del ramo di Lecco del lago di Como, sulla sponda orientale, a poca distanza (verso sud) da Varenna, s’interessò anche Leonardo da Vinci che ne fece cenno in una nota del suo Codice; esso è noto anche per il fatto che il suo corso è così breve da meritare di venir considerato il torrente più breve d’Italia. Si tratta in effetti di una delle più spettacolari e comunemente note fra le sorgenti che sorgono al bordo del piano basale del gruppo delle Grigne.

Caratteristica principale del Fiumelatte è il fatto di costituire il deflusso d’una sorgente intermittente, la quale cioè comincia a erogare quasi improvvisamente a primavera e con un flusso impetuoso, data la ripidità del suo alveo, tanto spumeggiante da giustificare la denominazione di Fiumelatte datagli da tempo immemorabile; si inaridisce poi con il sopravvenire del gelo autunnale sulle montagne dalle cui viscere il suo flusso proviene, mentre rimane poi asciutta per tutto l’inverno. La cavità da cui proviene eroga acqua per circa 7-8 mesi all’anno,con una portata variabile da pochi litri al secondo ad un massimo di oltre un mc/sec.

Secondo le più recenti esplorazioni (iniziate solamente nel 1933), la cavità donde l’acqua sbocca nelle stagioni piovose e nella quale è possibile penetrare per un buon tratto nei periodi di siccità, costituirebbe il condotto superiore di un sistema carsico attivo organizzato su tre livelli di gallerie, collegati fra loro da pozzi e congiungenti la grotta di sbocco con la parte più interna del sistema medesimo. […] La periodicità del Fiumelatte non dipenderebbe tanto dalla presenza di sifoni esistenti nel sistema, bensì al fatto che il Fiumelatte, di tale sistema costituirebbe il dotto sfioratore delle sovrappiene verificantisi nel canale perenne del medesimo il quale si scaricherebbe appunto senza intermittenza nelle due sorgenti perenni – dette «Uga» – dalle quali originano le cascatelle (sottostanti alla bocca del Fiumelatte) nell’ambito del parco della locale Villa Capuana» (pp. 180/183).

La lunghezza del Fiumelatte, dalla sorgente alla foce, è di appena 250 metri; questo ne fa uno dei corsi d’acqua più brevi d’Europa e, stando a quanto si apprende su Wikipedia, il secondo più corto d’Italia (il più corto in assoluto sarebbe il fiume Aril, immissario del Lago di Garda, lungo 175 m). La sua regolare intermittenza inizia intorno al 25 marzo (festa dell’Annunciazione) e termina intorno al 7 ottobre (Madonna del Rosario), e questo gli ha procurato il soprannome di “Fiume delle due Madonne”. Ancora da Wikipedia si apprende che l’intermittenza della sorgente è dovuta al fatto che il Fiumelatte rappresenta il troppopieno di un sistema carsico, non ancora raggiunto da nessuno, che inizia nel Moncodeno (Grignone). Nel 1992 una colorazione con fluoresceina (colorante atossico) nell’Abisso W le Donne, situato lungo la Cresta di Piancaformia, dimostrò il collegamento tra il Fiumelatte e le cavità carsiche del Grignone.

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