Cerano d’Intelvi , poco distante dalla riva occidentale del Lago di Como, nella verde Valle Intelvi. Cerano d’Intelvi (m. 650-750 s.l.m.), adagiato su un pianoro solivo (la “Lanza”, alle pendici del Monte Crocione – m. 1.491 s.l.m.) e guardato dalle due frazioni di Giuslino e Veglio.
Il territorio comunale (5,5 kmq.) è delimitato dal Fiume Telo (versante est) verso Castiglione e dal torrente affluente Erboggia più la Val Maggiore verso Schignano e comprende parte del Monte San Zeno (m. 1.025) ed il Piano delle Alpi, fino al valico italo-svizzero del Bonello, in Località Comanetta.
Questi luoghi sono raggiungibili mediante la provinciale Argegno – Erbonne, oppure con la passeggiata che dal Dosso, oltre la Cappella della Madonna della Lavagna, sale al Ponte del Diavolo o del Cardej e percorre la Valgranda fino alla Pertegada, in un suggestivo tunnel boschivo ricco di secolari piante (faggi, castani) e di fiori (ciclamini, aquilegie, narcisi).
Un’altra interessante passeggiata scende alla Valle dei Mulini sul Telo (quattro mulini, un canatorio, un maglio) a partire da Giuslino (Località Storta), oppure dalla Piazzetta di Cerano d’Intelvi sulla vecchia mulattiera per Dizzasco, assai caratteristica perché ripida ed incuneata tra le alte mura di pietre.
Alla fine dell’abitato si nota la Cappelletta della Madonna di Pompei (sec. XVII), nel luogo ove viene acceso il maestoso tradizionale falò della Festa della Scirieula (il 2 febbraio). Giunti al fondo valle, si possono visitare (con richiesta ai proprietari) il Mulino Traversa ed il Maglio Patriarca (sec. XVI),oggetto di studi e pubblicazioni, con meccanismi e attrezzature in legno originali, la roggia di coduzione dell’acqua e un bel ponte medioevale a schiena di mulo sul fiume. Altre passeggiate, ora in disuso, conducevano da Giuslino sotto l’attuale Ponte di Erboggia (1917) ad una cappelletta e ad un guado per Molobbio ed a monte dalla Cappelletta della Madonna del Ponte alla Chiesa di S. Maria di Schignano. La zona è ricca di acque sorgive, in parte incanalate in acquedotti, come la Bressera in Località Cardej, la Funtana di Fiu contornata da primule precoci sotto la Località Storta, il Restaù sopra Veglio; nel lavatoio pubblico di Cerano d’Intelvi sfocia la Mujana ed in altre fonti in sasso il Paneè Vecc (1580) ed il Murtée. Un pozzo artesiano si trova sulla vetta del Monte San Zeno.
L’insediamento umano del territorio ceranese, come in tutta la valle, è preistorico ed attestato da massi cupelliformi scoperti e studiati inizialmente (1880) dall’archeologo Vincenzo Barelli (1807 – 1890) di Ponna.
Al Pian delle Alpi ne è stato ritrovato un frammento (1968) depositato al Museo della Valle di Scaria ed in località Funtana Calca è stata raccolta (1950) una venere preistorica (cm. 6,8 x 10,6), che è stata allo studio di archeologi.
Al limite dell’abitato a nord di Cerano d’Intelvi è di notevole interesse l’avvallamento del Boiru, in origine paludoso, con la sorgente del Panèe Vecc, sul quale si affacciano a strapiombo le case dell’alta zona del Malcantone.
L’origine di Cerano d’Intelvi è considerata da molti studiosi risalente al periodo etrusco – romano e l’etimologia del nome deriva da Caeres (Cerere, Dea delle messi), forse per la fertilità del territorio pianeggiante. L’area urbana ebbe inizialmente un impianto a scacchiera.
Entrando in Cerano d’Intelvi, da Castiglione, si nota la Cappellina del Riscè, sull’antica mulattiera, con il graffito della Colomba della Pace (1965) di H. Paratte, Poco dopo è segnalata la Corte Comitti, verbale testimonianza di una antica cortes longobarda con comittis (legati imperiali) ed ancora resti di costruzioni medioevali con una tesa scolpita, in pietra rossa, risalente al periodo alto medioevale. Una bella costruzione ad arcate in tufo reca un graffito e la scritta: “io Lucio Cometti feci 1666”. Più avanti spicca in posizione dominante la Casa Pinchetti, in sasso, datata 1608 sul travone sopra l’ingresso, ove ha sede il privato Museo dello Stucco e della Scagliola (1990). Su un vasto giardino si affaccia la grande Casa Cassarini (ex convento del sec. XVIII) con finestre decorate e collegata da un ponte a Casa Balduzzi.
La chiesa di San Tomaso è la parrocchiale del paese dal 1556, situata a Cerano d’Intelvi su di un dirupo tra i torrenti Ronco e Vercia accanto alla fonte sorgiva del Murtée.
Le sue origini medievali sono testimoniate oggi dall’orientamento rivolto verso est e dalla base di sostegno del campanile in cocci sbozzati posti sulla viva roccia. Il maestoso campanile in pietra di Moltrasio è detto Torre di Teodolinda, originariamente era staccato dal corpo della chiesa e faceva parte del sistema difensivo della Valle Intelvi; esso è raffigurato nello stemma del Comune di Cerano d’Intelvi.
Dopo la visita pastorale del Vescovo comasco Feliciano Ninguarda del 1593, l’edificio medievale subì sostanziali ampliamenti e modifiche architettoniche. Agli inizi del 1600 venne costruito sulla facciata un portico che serviva come luogo di riparo per chi veniva colpito dalla peste (che fortunatamente non ha mai raggiunto il paese), oggi rimane traccia di un arco sulla nuova facciata. Sempre nel XVII secolo avvenne l’apertura di tre cappelle sulla parete destra della navata, la ristrutturazione di quelle sulla parete sinistra e la demolizione dell’antica abside con la costruzione del nuovo presbitero a pianta rettangolare e dei locali laterali adibiti a sacrestie.
Altri importanti interventi avvennero agli inizi del secolo XVIII, quali la costruzione dell’Oratorio sul lato sinistro della chiesa conglobato sotto un unico grande tetto a due falde e il prolungamento della navata (inglobando il portico seicentesco) con la realizzazione della facciata che oggi ammiriamo.
Intorno al 1760 avvenne la copertura del Ronco e del Vercia e si iniziò la sistemazione del cimitero nell’area a destra della chiesa, al 1762 risalgono le tredici cappelle della Via Crucis.
L’interno è riccamente decorato con affreschi, dipinti, stucchi barocchi e rococò e paliotti in scagliola, opere di artisti del territorio intelvese. L’altare è a muro di marmo grigio con una grande pala ad olio raffigurante L’incredulità di San Tommaso (sec. XVII). Le cappelle di sinistra sono dedicate, dalla prima, al Sacro Cuore, alla Vergine ed a S. Antonio da Padova; quelle di destra a San Giuseppe, a S. Giovanni e a S. Carlo Borromeo.
Il patrono viene festeggiato il 3 luglio.
MUSEO DEL LATTE
Un’occasione per non dimenticare il nostro passato
Il Museo del Latte è stato realizzato nella ‘Latteria di Cerano d’Intelvi’ con scopi espositivi e didattici, per valorizzare le risorse agricole e il patrimonio locale: prodotti tipici, ma anche tradizioni e cultura.
Il Museo del Latte è il luogo in cui si raccolgono e custodiscono le tradizioni tecnologiche ed etnografiche della lavorazione del latte in Valle d’Intelvi.
Si compone di una grande sala espositiva nel quale sono esposte zangole, conghe, fascere, brentel, una bellissima culdera ….strumenti e oggetti appartenuti alle Latterie di Veglio e Cerano d’Intelvi o donati da persone del luogo. C’è anche qualcosa di ‘vivo’: è stato infatti recuperato un filmato girato nei primi anni Ottanta in cui abitanti del paese raccontano e mostrano con fierezza gli antichi mestieri: il falegname, il casaro, il contadino, il pittore, la lavorazione della lana. Un’occasione unica per non dimenticare le nostre origini e il valore del nostro passato.
Una piccola parte del Museo è stata allestita con oggetti di vita quotidiana usati nel secolo scorso, tutti donati da privati, per cui è possibile ammirare uno scaldino da letto, una macchina da cucire, vestiti usati nelle occasioni speciali nella prima parte del XX secolo, delle bilance …. Ricreando il clima in cui la latteria e i casari svolgevano la loro attività.
Il Museo del latte è un’occasione culturale per conoscere il passato, non solo attraverso gli strumenti di lavorazione, ma anche attraverso gli oggetti di vita quotidiana. Una vita molto diversa dalla nostra, più dura e piena di sacrifici ai nostri occhi, ma sicuramente vera e a stretto contatto con la natura.