Schignano, (650 metri di altitudine) è formato da varie frazioni allargate in una leggera conca fra i monti Gringo, Sasso di Gordona, San Zeno. Punto di collegamento fra lago di Como e Valle Intelvi, da alcuni suoi angoli permette una straordinaria vista sul Lario, mentre è unito al resto della Valle Intelvi dalla provinciale per Cerano. paese offre in ogni stagione opportunità di riposo e di vacanza con una stagione estiva ricca di manifestazioni semplici ma spontanee coinvolgenti.
Da Schignano infatti sono possibili numerose escursioni in direzione dei monti circostanti, verso rifugi e strutture agrituristiche, lungo la linea Cadorna ( serie di fortificazioni risalenti alla Prima guerra Mondiale).
All’interno di Schignano, nei vicoli e nelle piazzette, è possibile riscoprire piccoli tesori dell’arte degli scalpellini: fontane, lavatoi, portali.
La parrocchiale dedicata a Santa Maria Assunta, di origine romanica e rimaneggiata nei secoli successivi offre interessanti esempi di arte lombarda, in particolare la statua lignea dell’Assunta e il paliotto in scagliola. .
Come dagli altri piccoli centri della Valle, anche da Schignano, nel passato emigrarono verso vari stati europei, e più recentemente verso gli Stati Uniti, i “Magistri Il Intelvesi”, esperti artigiani ed artisti.
Ancor oggi, nonostante la trasformazione della società, a Schignano continuano a sopravvive consuetudini e tradizioni legate al passato, prima fra tutte, il Carnevale.
Le maschere tipiche, rendono questa manifestazione un evento di particolare spessore folkloristico arricchito ogni anno dalla vivace partecipazione degli spettatori. Il paese è conosciuto per il suo carnevale, momento di festa e di allegria, che fino a qualche decennio fa segnava il momento di coloro che dovevano partire per i lontani luoghi di lavoro. La conclusione del carnevale per molti era il segnale che era giunto nuovamente il tempo di emigrare, per poi tornare solo verso la fine di novembre come recita un sapiente proverbio intelvese “A sant’Andrea, boia i can, vegn a cà tùc i maestràn”.